Nicola Cicchitti, rappresentante dell’Italia all’interno dell’European Gay Police Association (EGPA), la rete delle associazioni gay di polizia dei paesi europei, si è raccontato in una lunga intervista a Natascia Maesi de La Nazione:
Ci sentiamo impegnati in una grande battaglia di civiltà, per combattere l’omo e transfobia e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, promuovendo nelle caserme d’Italia una cultura di apertura verso la realtà Lgbt.
Il finanziere ha rivelato di non avere avuto nessun tipo di discriminazione sul posto di lavoro da parte dei colleghi:
Personalmente non ho subito discriminazioni legate al mio orientamento sessuale. Sono una persona visibile ma non per questo ho avuto ripercussioni sul posto di lavoro. Tendo però a credere a quello che dice il generale Mini perché ho riscontrato molta difficoltà da parte dei colleghi a dichiarare, o meglio a vivere in serenità e in apertura, il proprio orientamento sessuale per timore delle conseguenze.
E a proposito dell’abrogazione del DADT in America…:
E’ un risultato importante. Uno stato democratico non può condannare le persone a negare una parte così fondamentale del proprio essere. La sfera affettiva è una componente essenziale dell’essere umano, costringere un uomo o una donna a non vivere in maniera completa la propria esistenza è una castrazione inaccettabile.
Cicchitti loda gli sforzi della polizia di combattere l’omofobia in Italia attraverso l’istituzione di un osservatorio contro gli episodi di violenza frutto dell’odio verso la comunità lgbt:
Abbiamo apprezzato molto la volontà della Polizia di Stato di creare questo osservatorio, abbiamo però anche sottolineato che l’esperienza europea dimostra che esistono anche altri strumenti operativi che possono essere attuati immediatamente. Prima di tutto una campagna di informazione ad opera delle forze di polizia che si ponga come obiettivo la crescita della fiducia delle persone lgbtq nelle istituzioni preposte alla loro tutela. Una fiducia che può servire da stimolo alla denuncia dei reati a sfondo omofobico, che nella maggior parte dei casi restano sommersi e quindi non sono perseguibili. Si possono inoltre istituire figure di agenti di collegamento, un’esperienza nata principalmente in Inghilterra, che sono punti di riferimento stabili e costanti per tutta la comunità lgbt. Non è importante che siano omosessuali, è sufficiente che abbiano una conoscenza dei casi a sfondo omofobico. Infine, sarebbe importante attivare corsi di formazione per operatori della sicurezza, in modo da aumentare il bagaglio culturale e professionale di queste persone, affinché possano incidere nella risoluzione dei casi omofobici e transfobici.