Sonia Alfano: “Essere boss mafioso e gay è ancora un tabù”

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Sonia Alfano: "Essere boss mafioso e gay è ancora un tabù"  GLBT News Essere gay all’interno di un clan mafioso può essere molto pericoloso. A rivelarlo Sonia Alfano, ospite della trasmissione Klauscondicio. La presidente della Commissione antimafia del Parlamento Europeo ha dichiarato che alcuni picciotti omosessuali sono stati oggetto di un atto dimostrativo proprio per il loro orientamento sessuale:

Essere boss mafioso e gay è ancora un tabù. La prova? Solo qualche mese fa alcuni affiliati della mafia sono stati oggetto di un atto dimostrativo da parte di altri affiliati ai clan. Ci sono stati una serie di episodi concentrati in Sicilia per punire alcuni appartenenti ai clan a causa degli orientamenti sessuali di questi picciotti. Ci sono delle indagini in corso. Il motivo di questi ‘atti dimostrativi’ sono le tendenze omosessuali di questi boss. Sono venuta a conoscenza anche di un vero e proprio pestaggio. Ma ci sono anche state ‘azioni’ ancora più forti compiuti in altri contesti. Non saprei dire se queste vittime di atti dimostrativi sono ancora affiliati, perché non sono a conoscenza delle ultime risultanze processuali. Di sicuro non godono della stessa considerazione che avevano prima. Questo episodio avvenuto qualche mese fa non è isolato.

La Alfano fa sapere di aver parlato di persona con un mafioso gay vittima di un atto dimostrativo:

Un altro fatto di cui sono a conoscenza riguarda un affiliato a un clan di Cosa Nostra, omosessuale, che è stato picchiato da altri picciotti in carcere. Lui stesso, che è tutt’oggi detenuto, mi raccontò di essere stato picchiato per il suo orientamento sessuale, e disse chiaramente che non erano state le forze dell’ordine. Questi episodi dimostrano che chi è gay in Cosa Nostra corre ancora seri rischi. Lo spirito non è poi molto diverso dai primi anni novanta quando Johnny d’Amato fu ucciso da Tony Capo perché ‘amoreggiava’ con gli uomini.

Photo Credits | Getty Images

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