Boss gay non si nascondono più

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Boss gay non si nascondono più Cultura Gay Primo Piano Intervenendo a Klauscondicio, il Procuratore Generale della Corte di Appello di Ancona, Vincenzo Macrì, ha spiegato dello strettissimo rapporto tra mafia e omofobia all’interno dei clan (Fonte Iris Press):

Una vera svolta “liberale” nel mondo della mafia. Si può essere boss mafioso ed essere gay (quasi) apertamente. Non succederà più come a Johnny D’Amato che venne freddato da alcuni picciotti di una famiglia mafiosa dei DeCavalcante solo per essere stato sorpreso in un club di scambisti ad amoreggiare con gli uomini. Episodio accaduto nell’ormai lontano 1992 a New York e immortalato nella celeberrima fiction dei Sopranos. “Non possiamo parlare di un vero e proprio via libera al coming out.

Ha aggiunto:

Non è che un boss possa fare coming out in modo plateale. L’omosessualità nella mafia è ancora un tabù sotto il profilo del costume, ma il grande boss può permettersi di essere omosessuale senza temere di essere ucciso. Dipende dai rapporti di potere: i mafiosi di piccolo calibro devono tenersi nascosti altrimenti vengono espulsi anche in maniera violenta. Ma se è un capo, allora se lo può permettere. Nessuno osa toccarlo: questa è la vera novità. Si può essere gay e mafiosi.

Macrì ha evidenziato che, dalle indagini, le forze dell’ordine sono riuscite a stabilire che boss e mafiosi conducono una vita gay o bisessuale quasi alla luce del sole:

Si, abbiamo riscontri. E anche le cupole accettano chi ha questo ‘problema’. Ma devono essere dei boss.

Anche il procuratore Raffaele Cantone è d’accordo col suo collega:

La camorra è la meno omofoba tra le varie organizzazioni. Anche se non c’è una sola camorra. Diciamo che quella urbana è la più “aperta” sessualmente, in questo senso ricalcando un certo spirito napoletano da sempre tollerante verso le minoranze.

Photo Credits | Getty Images

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