Churh Of England Journal: ”Gli attivisti omosessuali sono Gaystapo”

Home » Omofobia » Churh Of England Journal: ”Gli attivisti omosessuali sono Gaystapo”
Spread the love

Churh Of England Journal: ”Gli attivisti omosessuali sono Gaystapo" Omofobia

Il Churh of England Journal è sotto accusa per aver pubblicato un articolo che attacca gli attivisti gay affibbiando il termine The Gaystapo: l’articolo è stato scritto da Alan Craig, leader di un piccolo partito cristiano Popoli dell’Alleanza ed ex consigliere del comune di Londra, e l’editor del giornale Colin Blakely ha difeso l’articolo dicendo che l’autore ha un punto di vista pertinente.

La notizia interessante è che Blakely ha dichiarato che non era presente quando l’articolo è stato pubblicato, altrimenti avrebbe suggerito a Craig di abbassare i toni.

Craig ha scritto:

Dopo aver forzatamente fatto accettare al popolo inglese la comunità omosessuale, la vittoriosa Gaystapo del Regno Unito composta dagli attivisti gay intende proseguire a tutto spiano, dicono per rivendicare i loro diritti. Così,
proprietari di alberghi, cancellieri, magistrati, medici, consulenti e genitori adottivi … si ritrovano tutti schiacciati sotto lo stivale rosa.

Grazie soprattutto al permissivismo del governo laburista, la Wehrmacht gay è sulla sua lunga marcia attraverso le istituzioni e ha già occupato le alture sociali del ministero dell’Interno e dell’Istruzione.

E ancora:

Gli omosessuali sono ora protetti e privilegiati dalla normativa sull’orientamento sessuale e hanno raggiunto l’uguaglianza legale per mezzo delle unioni civili; ma era solo il 1938 quando le ambizioni espansionistiche del nazismo erano all’inizio.

Gaystapo è una frase inventata dalla destra religiosa in America e associata a una svastica rosa, con un libro revisionista sull’Olocausto (scritto da Scott Lively e Kevin Abrams) che sostiene la tesi dell’omosessualità come fulcro del partito nazista, che ha contribuito al militarismo estremo della Germania nazista.

Leggi ora  Russia, richiesta di divieto per icona del matrimonio gay su Facebook

Dopo la pubblicazione, l’Università di Sheffield ha chiesto la rimozione del logo universitario che era presente sul sito web del giornale.