Made in love: un buon esempio di tv che rispetta i gay

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Made in love: un buon esempio di tv che rispetta i gay  Televisione Gay Grande successo per la prima puntata di Made in love. Il programma che nelle intenzioni vuole essere la versione lgbt di Uomini e Donne ha catalizzato talmente tanto l’interesse dei telespettatori da far andare in tilt il sito del programma; migliaia i contatti che cercavano di assistere alla puntata numero 1 e che sono rimasti a bocca asciutta (niente paura per questi, è possibile recuperarla qui).

I contenuti di Made in love non sono troppo distanti da quelli di Uomini e Donne: due ragazzi che cercano un compagno e altri 12 (detti i cacciatori) che avranno il ruolo di corteggiarli, poi di seguito troviamo gli opinionisti, le esterne e i vari battibecchi (“delicati” e non trash come quelli della trasmissione da cui trae spunto).

I difetti della trasmissione sono immediatamente visibili: lo studio ha la stessa illuminazione di una casa in cui non è stata pagata la bolletta della luce, Lina Carcuro non completa una frase se prima non fa uno strafalcione (memorabile la “puttata” al posto di “puntata”), alcuni dei concorrenti sono smaccatamente lì per avere anche loro un posticino nel mondo dello spettacolo e gli opinionisti non sono di certo di prima scelta. Insomma, si nota che stiamo parlando di un programma di una tv locale. I pregi, invece, sono tanti: l’omosessualità è mostrata senza filtri, con naturalezza, e senza pregiudizi. È la prima volta in Italia che viene mostrato un gay che ha tutto il diritto di amare e di innamorarsi di un altro uomo, senza drammatici conflitti interiori (vedi fiction Rai) o cliché imbarazzanti (vedi Grande Fratello). In pratica tra la concezione dei gay che hanno gli autori del Grande Fratello e quelli di Made in love ci passa l’intera Muraglia Cinese di lungo.

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